venerdì 12 ottobre 2012

(Palazzi Pazzeschi Al Sangue Degli Inet-t-i)

Francesca Moro Legge Un Mio Testo









e qui in una versione più "elettrica"











Hic et nunc -

sono la donna che porta il fuoco, così dicono.


E che  venga da dove  gli uomini camminano con la schiena curva come un uncino
alla sommità del bastone

per avvicinare il ramo lo usavamo

e cogliere il frutto acerbo

- E voi?

Ah, eccovi. Lontano dalle acque impermanenti; bene, bene.    

E sono la lussuria,
a ben vedere altissima, fonte di ogni delizia, sono il deserto di Mohammed
sono la caverna in cui è nascosto l’uomo di
Platone e il tesoro  dei 40 
ladroni.

Poco importa,

in fin dei conti ciò che importa è 
salvare capra e cavoli,

_è la prima cosa che ti insegnano, 
da queste parti.


E sono la colpa più grande che è la colpa di amare e

 di amare

una sola cosa e nessun'altra ed ogni cosa allo stesso modo -  o meno - 

- Tu, carne dell'anima mia, 
della tua luce pura! Hihih ihi hi

hi hi

Come fossi io stessa il veleno prezioso, all'ascolto e alla punta della lingua, dentro cui sta il vagito di ogni

figlio e di ogni partoriente. Vi porgo ogni ferita del mio corpo
perché possa io amare anche

i vostri abiti sozzi, leziosi, teneramente amarvi,

padre mio.

__


Astratta, sì - potevo sembrare - alla passione di Bacco prima di Cristo e alla passione di Barabba prima che 
io stessa  fossi inchiodata al palo.

Loro, entrambi sulla stessa moneta,  una sola ne sarebbe bastata
al nero che canta all'inizio della pellicola

per ungere i piedi di ogni bestia

per sempre,

Bravò, Bravò  crì  la frons antièr, dan le teatr sans plas

e dentro ogni fibra del mio sangue indiviso

è lo stesso, poi  a tiar le somme.
   

Il mio sangue che pure ha l'altezza dell'albatro
contro il vento - una puledra impazzita - nell'aria e in ogni angolo di quella bottega

di falegname perduta in ogni angolo della terra
tutti, almenovolta "vi abbiamo" entrati
a dimandare la sorte,

la vecchia storia del cammello e la cruna e del cappello, di chi non può
portarselo alla testa: un soldo? Oh, pietas, dannata 
pietas... e l'orologio batte le 11,
caro dottore è quasi 

ora di andare - colazione al sacco consentita - due orecchie 
da mercante ha i soldi - per il biglietto -
di ritorno?



Eh si, il destino perde il pelo....
(nobless oblij)

Ungete i miei piedi e il capo che vide lontano ciò che vita è prima che viva, Musa! Maddalenina - in questo giorno che pare finire il vortice delle foglie dentro l'anima - giallo come l'olio verde nuovo

in cui immergo il mio cuore intero
copyright Olio Cuore srl n°
 98772379211

II
(CAPO- VOLGENTO IL CAPO)



Oh il pollo, il pollo, Oh pollo immenso delle antiche caverne borealizzate, non andate via da questo porcospino asciutto e libidinoso, ma venite in questo fuoco a
sublimare la presenza dell'assenza 
della presenza.

E mai udimmo che di minchie Zappiane arrovellate 
a puntino.

E voi altra che al balcone vi porgete nuda ad ogni raccolto, O notredame dalle molte natiche, voi che non avete veduta di gesto alcuna -  perchè attendere che il pescatore di conchiglie vi renda gli
occhi di Colui Che – Colui il Quale?

Meglio ciechi che mezzi addormentati, diceva il vecchio.
O pollo, pollo faustiano, Oh pollo faustissimo, 
cesareo, a voi il cappello! 

elloooooooooooooo
oooooo

Mi incanta l'andare e il divenire - anche starsene seduti non è male -

Mi incanta l'orologio che non conta e non misura
- avanti avremmo detto meridiana
O Capitan' Aringa -

Mi incanta quando lei non canti, sebbene io canti perpetuo  lei che canta

o non canta di me che canto lei che non canta o canta o cantava.
Canterà? Che assurdità!

Stretta la foglia larga la via.


Hahahahhahahahhahahahahahahhahahahah
Hahahahahahahahahahahahhahahahahha Ahhahahahahahahahahahahah
Hahahahahahha


Il cortile era completamente
ghiacciato. 

h


















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